LO PSICOLOGO PUO’ AIUTARTI A DIMAGRIRE

Mi occupo da diversi anni di disturbi del comportamento alimentare e vorrei soffermarmi sulla bulimia o fame nervosa, e sull’obesità. Condizioni che vengono vissute e trattata solo come un problema fisico e gestite, trattate con interventi dietetici e attività fisica. Si va avanti anni tentando diete di tutti i tipi e cercando di fare sport, accumulando negli anni  una conoscenza  vasta su “cosa si deve mangiare e cosa si deve fare”, ma tutto ciò non basta e ci si ritrova a mangiare in modo incontrollato sentendosi incapaci e terribilmente in colpa.

La mente viene esclusa nella considerazione delle cause di queste condizioni.  L’ipotesi di una componente psicologica nella bulimia, nell’obesità è una possibilità che va considerata se la dieta, il movimento non funzionano e se tutto ciò è stato fatto per anni senza successo duraturo.  Il cibo introdotto senza fame risponde a un impulso, bisogno psicologico. La scoperta del perché si cerca il cibo e i suoi significati è una finestra fondamentale da aprire se si vuole conoscere le cause. Mi capita spesso nella mia pratica professionale di sentire dalle persone con problemi di bulimia, obesità “non ho mai pensato di farmi aiutare da uno psicologo”. E’ molto più diffusa l’informazione che se si è anoressici si deve pensare all’aiuto psicologico.

Lo psicologo aiuta la persona con bulimia, obesità a coinvolgere la mente, questo perché si abbia sempre in mente l’obbiettivo e si riesca a fare una lenta costruzione, soprattutto graduale (nel rispetto dell’individualità), perché non si

può pensare di stravolgere la propria esistenza dall’oggi al domani.

PSICOLOGO IN CHILDREN’S HOSPITAL

Da settembre partirà la prima fase del progetto “PSICOLOGO IN HOSPITAL KID’S”, presso il reparto di pediatria della Clinica De Marchi, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
Il progetto dell’Associazione clinicaMENTE ha come obiettivo quello di creare uno spazio psicologico all’interno della Clinica che aiuti i piccoli pazienti con i loro genitori a superare insieme i momenti critici durante la malattia, cercando di mitigare paura e smarrimento e allo stesso tempo favorire l’accettazione e comprensione della diagnosi e la cooperazione durante la terapia.